L’estate tradizionale, fatta di tre mesi scanditi da temperature miti e giornate di sole, sembra ormai un ricordo lontano.
Un recente studio della ONG Climate Resilience for All ha rivelato che in molte città europee l’estate si è trasformata in una stagione di caldo estremo che può durare fino a cinque mesi, con temperature costantemente sopra i 32°C. Questo fenomeno, che interessa anche metropoli dal clima un tempo temperato, sta modificando radicalmente non solo il paesaggio urbano, ma anche la qualità della vita dei suoi abitanti.

Atene si conferma come la città europea in cui l’estate dura di più, con ben 145 giorni consecutivi sopra i 32°C, da metà maggio a inizio ottobre. La capitale greca vive un vero e proprio “effetto isola di calore”, dovuto alla densità edilizia, alla scarsità di aree verdi e al predominio del cemento, che amplifica il calore accumulato e rende le giornate insopportabili. Le strade si svuotano, il marmo dell’Acropoli si scalda fino a diventare rovente, e la città si trasforma in una sorta di “forno a cielo aperto”.
Dietro Atene si posizionano Tirana con 143 giorni sopra i 32°C e Lisbona, che nonostante la sua posizione costiera e l’apparente ventilazione, registra un’estate di 136 giorni caldissimi. Madrid, con 119 giorni di caldo intenso da fine maggio a settembre inoltrato, rende necessaria più che mai la tradizionale “siesta”. Sorprende inoltre la situazione di città come Parigi, che oggi conta quasi tre mesi consecutivi con temperature estreme, e persino Monaco di Baviera e Varsavia, che stanno vedendo un aumento di ondate di calore prolungate, un fenomeno prima impensabile per queste aree geografiche.
Il caldo estremo: un pericolo per la salute pubblica
La domanda che molti si pongono è se un’estate più lunga possa rappresentare un vantaggio, offrendo più opportunità per attività all’aperto e vacanze. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Secondo il rapporto di Climate Resilience for All, l’esposizione prolungata a temperature elevate coinvolge oltre quattro miliardi di persone nel mondo, con effetti devastanti sulla salute, in particolare per le fasce più vulnerabili come anziani, bambini e persone con malattie croniche.

Si registra infatti un aumento significativo di ricoveri ospedalieri e decessi legati al caldo, oltre a un sovraccarico dei sistemi sanitari urbani, che non sono stati progettati per affrontare ondate di calore che si prolungano per mesi. Le città europee, con la loro infrastruttura dominata da asfalto privo di ombra e scarsa ventilazione naturale, si trasformano in ambienti insalubri dove il rischio di collasso termico è elevato.
Kathy Baughman McLeod, CEO di Climate Resilience for All, sottolinea che l’estate tradizionale è ormai un concetto superato e che è urgente ripensare il modo in cui viviamo e progettiamo le nostre città. La sfida è sviluppare spazi urbani più verdi, edifici che favoriscano la ventilazione naturale e politiche efficaci per mitigare gli effetti delle ondate di calore e proteggere la popolazione.
Nonostante lo studio non includa direttamente città italiane, è facile intuire che realtà come Roma, Napoli e Palermo stiano vivendo situazioni analoghe o addirittura peggiori rispetto a quelle citate. Le ondate di caldo che iniziano già a giugno e si protraggono fino a ottobre sono la prova quotidiana di un clima sempre più “bollente”. L’assenza di adeguate strategie di adattamento e di infrastrutture resilienti al calore estremo rappresenta un rischio concreto per milioni di italiani, rendendo necessaria una presa di coscienza a livello istituzionale e sociale per affrontare questo “inferno d’Europa” che l’estate sta diventando.