L’Alzheimer, e in generale le demenze, sono l’unione di fattori genetici e ambientali. Ma uno insospettabile può aumentare di molto il rischio.
L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa e soprattutto è la forma più comune di demenza. È provocato da una serie di alterazioni delle funzioni cerebrali, ma anche delle strutture e dei circuiti encefalici, che si deteriorano e non riescono più a svolgere i loro compiti. Una cura definitiva non è stata ancora trovata, nonostante gli sforzi della ricerca, quindi è sempre più importante capire i fattori che concorrono alla patologia.
La genetica svolge certamente un ruolo decisivo, ma in generale alcuni studi hanno messo in luce come alcune banali abitudini possano essere alla base delle demenze. Stiamo parlando, in particolare, di una ricerca coordinata dalla professoressa Gwenaelle Douaud, che ha riguardato proprio i fattori “modificabili”, quelli che, appunto, i soggetti a rischio possono correggere.
Una zona del cervello sembra, inoltre, essere particolarmente vulnerabile e, proprio per questo, darebbe prima i segni di invecchiamento cellulare. Alcune azioni ripetute sembrano avere effetto diretto proprio su questa regione cerebrale più vulnerabile. A svolgere lo studio, che ha esaminato ben 161 fattori di rischio e ha riguardato 40mila persone nel Regno Unito, è stato un team dell’Università di Oxford: il lavoro è stato poi pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Ovviamente, la prima discriminante per l’insorgere della demenza è data dall’invecchiamento, e quello è difficilmente modificabile. Per quanto riguarda gli altri fattori di rischio, invece, dallo studio sono emersi risultati piuttosto sorprendenti. Innanzitutto, attenzione all’alcol, alla base anche di alcune patologie gravi, come la sindrome di Korsakoff.
Un elemento parecchio nocivo è anche il diabete, quindi il consumo prolungato di zucchero bianco che provoca la malattia e, di conseguenza, anche possibili patologie cerebrali. Infine, c’è un fattore piuttosto insospettabile, o meglio, in pochi l’avrebbero messo ai primi posti: si tratta dell’inquinamento, soprattutto quello dovuto al traffico.
Considerando i danni, non solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute generale, si dovrà andare sempre più nella direzione di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, soprattutto nelle grandi città, in cui i livelli di smog sono veramente alti. È chiaro che modificare solo questi tre aspetti non salverà tante persone, ma sapere cosa potrebbe accadere e i danni reali a lungo termine potrebbe convincere in tanti a evitare comportamenti predisponenti il prima possibile.
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